II. Antropologia e voci resistenti
Durante il nostro incontro di qualche settimana fa a Buenos Aires, Félix mi parla del suo rapporto con gli antropologi e il cammino tortuoso che la sua comunità sta percorrendo verso l’ autoriconoscimento come popolo qom. Mi parla delle grandi difficoltà che incontrano in questo processo di rivendicazione della propria storia, abitudini e pratiche culturali che, assieme alle loro terre, sono state negate, disprezzate, violentate e rubate in questi ultimi cinque secoli di colonialismo prima ed esistenza dello stato nazionale, poi. Félix stesso dice che non è un percorso semplice, molti sono gli ostacoli, esterni quelli peggiori, ma anche interni alla comunità.
“Dobbiamo capire cosa comporti per noi recuperare le nostre tradizioni, perchè spesso per molti significa tornare al passato e visto che ci hanno inculcato che il nostro passato è opera del demonio, nessuno vuole recuperare pratiche diaboliche! Tantissima è la discriminazione di cui soffriamo anche senza rendercene conto quando i pastori evangelici ci dicono di abbandonare le nostre tradizioni”.
Non tutti sono convinti del messaggio di cui è portavoce Félix, le reticenze sono molte, la parola della chiesa evangelica è spesso vincente. Alcuni seguono ciecamente il messaggio dei pastori. “Non indossiamo più i nostri abiti, non sappiamo più andare per il monte per cibarci e curarci con ciò che la selva ci offre. Ci vergogniamo di noi stessi”.
E gli antropologi che fanno?
La regione del nord-est argentino è stata ed è attualmente uno dei territori dove l’antropologia argentina ha maggiormente rivolto il suo sguardo, sin da quando iniziò a studiare “l’altro” interno, nella prima metà del secolo XX, ovvero quando la differenza culturale che abitava il territorio argentino era pensata in termini di esotismo e di primitivismo, istituendo uno sguardo oggettivante rivolto alle popolazioni che vivevano e vivono sulle frontiere territoriali e simboliche della nazione. Oggi la pratica antropologica argentina è molto più compromessa con le realtà sociali che studia e le dichiarazioni di obiettivi e intenti muovono al cambiamento e al superamento almeno di quello sguardo esotizzante che caratterizza ancora oggi il modo di percepire le popolazioni native argentine da parte della società nel suo complesso.
Dopo lo scambio di alcune battute sul ruolo degli antropologi, spesso veri ficcanaso di professione e anche piuttosto egoisti, Félix mi racconta la sua esperienza ambivalente con un antropologo di qualche anno fa.
“È grazie a un antropologo e alle sue domande che ho capito molte cose sulla mia comunità e sulla nostra storia, anche se non ho saputo più niente di lui perché dopo che ha fatto la sua tesi è sparito. Secondo me è importantissimo il lavoro degli antropologi, ma gli obiettivi sono spesso diversi. Arrivano per fare la loro ricerca e poi non si vedono più”.
Mi racconta quindi il suo incontro con un antropologo che era stato da loro qualche anno fa per fare una ricerca sulla religione evangelica nella comunità. “Un giorno l’ho accompagnato dal pastore perché lo intervistasse. Io ero seduto affianco, quindi ho potuto ascoltare tutta la conversazione. Ho scoperto così di non sapere niente o quasi della vita del pastore, dei suoi principi e delle opinioni razziste su di noi. È stata per me una rivelazione, grazie alle domande dell’antropologo. Da allora non ho più la stessa opinione del pastore, della chiesa e certamente della mia cultura”. Il pastore in questione è figlio di inglesi arrivati in Argentina dal Paraguay a metà del secolo scorso per predicare il Vangelo e per la comunità, dice Félix, è sempre stato un solido punto di riferimento. La maggioranza della gente è protestante. Félix stesso è stato in passato un predicatore.
“Durante l’intervista, ascoltavo seduto in disparte il pastore che diceva all’antropologo che gli indiani sono dei selvaggi e che grazie all’opera di suo padre ora si sono civilizzati. Lo ascoltavo mentre si rivolgeva all’antropologo parlando di noi: – abbiamo levato le piume a quei selvaggi! Devono sapere che chi va nella selva è un fannullone – e altre cose del genere”.
Félix è contento di collaborare attualmente con alcuni antropologi di Buenos Aires che con umiltà e impegno offrono la loro professione per sostenere le lotte del popolo qom. “È importante per me essere informato delle cose che si dicono e succedono a livello nazionale che ci riguardano. Spesso è grazie a questi amici antropologi che mi inviano materiale da leggere, articoli di giornale, mi spiegano alcune leggi e raccontano notizie che da noi non arrivano”. Nonostante delusioni e un po’ di diffidenza verso i miei colleghi, mi parla convinto dell’importanza dell’antropologia “perché gli antropologi scrivono e ci serve che le nostre storie vengano scritte, così anche noi stessi possiamo educare i nostri figli con testi nostri e non più con i testi dei colonizzatori; la nostra è una lingua orale ma oggi è importante avere la scrittura per inserirci alla pari in questa sfida multiculturale”.
È importante scrivere le storie e raccogliere le voci affinché raggiungano tutto il paese e oltre. Anche internet è importante e la diffusione per radio e televisione, strumenti che anche la comunità Potae Napocna Navogoh (La Primavera) possiede, in questo caso grazie ad una recente legge che regola i media in Argentina, permettendo così che anche le comunità come quella di Félix possa avere canali propri per avere voce nel panorama mediatico nazionale.
Esiste una rete nazionale di solidarietà con il popolo qom che riunisce ricercatori, attivisti, studenti, gente comune, sia della capitale argentina che delle province. Pochi mesi fa, in seguito all’aumento degli omicidi e delle morti in diverse comunità qom, un gruppo di ricercatori, studenti e attivisti ha lanciato un appello all’opinione pubblica e al governo nazionale per fermare l’etnocidio in corso del popolo qom e manifestare la profonda preoccupazione per la situazione che vive questo popolo che abita la provincia di Chaco e di Formosa. Si può leggere e sottoscrivere l’appello qui CHANGE.ORG che in poche settimane ha raggiunto più di settemila firme.
Il cammino verso l’autodeterminazione dei popoli indigeni argentini è lungo e i passi di persone come Félix ne stanno segnando il ritmo. Che nessuno rimanga in dietro!
Leggi anche Voci della resistenza Qom, Argentina. I
Blog della Comunità La Primavera http://comunidadlaprimavera.blogspot.com.ar/
Blog del movimento Resistencia Qom http://qoomih-qom.blogspot.com.ar/