Secondo incontro: ETNOGRAFIE E TECNICHE DI RICERCA

Venerdì 25 ottobre si è svolto il secondo incontro dei seminari di formazione in “Ricerca e Cooperazione: l’antropologia in campo”. La partecipazione è stata anche questa volta numerosa e carica di commenti e spunti che ci proiettano direttamente al prossimo incontro, venerdì 8 novembre.

I relatori della giornata sono stati due dottorandi in Antropologia – Unito, Lia Viola e Andrea Freddi, e una neodottorata, Alejandra Carreño Calderón, ricercatrice presso il Centro Franz Fanon di Torino, che ci hanno raccontato le rispettive esperienze di ricerca nei contesti dove hanno svolto il loro periodo di campo. I tre relatori hanno tratteggiato le loro diverse traiettorie come ricercatori in contesti etnografici diversi, il Guatemala, il Cile e il Kenya, mettendo in luce le contraddizioni e le criticità della ricerca etnografica, le problematiche della metodologia e del ruolo del ricercatore presso una popolazione altra. Al centro dell’incontro ci sono stati dunque alcuni temi caldi per chi fa ricerca etnografica e per chi si interroga, come tutti noi, sul rapporto tra antropologia e cooperazione in contesti diversi da quello di partenza del ricercatore-cooperante.

Come ben ha spiegato Andrea Freddi parlando della sua ricerca in Guatemala presso una comunità indigena maya, le domande che un ricercatore si pone all’inizio, prima di partire, possono poi rivelarsi prive di senso rispetto alla realtà incontrata una volta giunti sul campo, dove invece emergono altre problematiche e questioni profondamente legate alla contemporaneità delle popolazioni incontrate. L’arrivo sul campo è sempre piuttosto scioccante: certezze e ambizioni si sgretolano e nasce la necessità di essere flessibili, lasciandosi “dare” dal campo la direzione della ricerca, trovando degli argomenti che siano un ponte con i nostri interlocutori, avviando quindi una ricerca del terreno comune su cui costruire anche una relazione empatica.

L’etnografia quindi come pratica professionale e come esperienza di vita, ha la possibilità di aderire al campo, di farsi attraversare da esso per riformulare concetti, posizionamenti, domande e sguardi. Una possibilità che può accogliere anche la cooperazione intesa sopratutto come incontro con gli altri e come costruzione di relazioni di reciprocità, stando sempre attenti ai rischi di cadere nelle trappole etnocentriche che portano ad una visione ipersemplificata delle realtà locali e quindi al fallimento della comunicazione e della cooperazione.

Alejandra Carreño Calderón ha presentato un accurato intervento sulla sua ricerca di dottorato, conclusa nel 2013, che l’ha portata a svolgere la ricerca su campo presso alcune popolazioni aymará nell’altipiano tra Cile e Bolivia, indagando le pratiche mediche indigene in un contesto di estrema violenza. Le questioni presentate sono state molteplici, in particolare Alejandra si interroga e ci invita a fare altrettanto, sul senso e sulla aderenza degli obiettivi e le traiettorie personali nell’ambito della ricerca in relazione alle problematiche sociali concrete delle popolazioni presso cui ha rivolto il suo interesse, in un contesto di profonda violenza, sia fisica che simbolica, visibile e invisibile. A cosa serve l’antropologia in questi contesti? Può incidere positivamente sulle politiche sociali (della salute, nel suo caso) ed essere quindi un interlocutore alla pari di altre professioni? Si e ci chiede Alejandra.

Continuando su questo filo che unisce la pratica antropologica con una militanza sociale, Lia Viola ci ha portati nel vivo di un’altra questione molto complessa, oggetto della sua ricerca: l’omofobia presso una popolazione del Kenya. Anche Lia ci ha parlato delle delicatissime questioni metodologiche ed etiche che hanno attraversato e attraversano tutt’ora la sua tesi di dottorato. Fino a che punto il ricercatore deve e può partecipare con il suo impegno civico nella realtà in cui sta facendo ricerca? Com’è possibile unire i risultati di una ricerca con la militanza sociale?

Con queste e altre domande abbiamo concluso la giornata, dandoci appuntamento al prossimo incontro in cui ci addentreremo ancora di più ad indagare il rapporto tra antropologia e cooperazione, con i preziosi contributi di ex borsisti di progetti Uni.coo, assieme a ricercatori e docenti che si affacciano al mondo della cooperazione con i propri contributi, discipline e prospettive. Speriamo una volta ancora, di poter contribuire a mettere in luce possibili e proficui incroci tra discipline ed esperienze!

Prossimo incontro: ESPERIENZA DI RICERCA ETNOGRAFICA NELL’AMBITO DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Venerdí 8 novembre, 16.00-18.30, Campus Luigi Enaudi AULA F4, Torino.

Restate sintonizzati!

 

 

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Archiviato in antropologia, articoli in italiano, Torino

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