Il Consejo de Carashe e le cooperative di mujeres cesteras
Nella provincia di Chaco, nel nordest dell’Argentina, vivono circa 60 mila qom, che abitano in un vasto territorio che comprende anche la provincia di Formosa e che si estende oltre i confini nazionali, in Paraguay. Nella località di Miraflores, nel mezzo dell’Impenetrable e a diverse centinaia di kilometri dalla capitale del Chaco, Resistencia, abbiamo iniziato il percorso di ricerca e cooperazione con i progetti a cura di Chiara e di Francesca.
Miraflores è un piccolo paesino che si sviluppa attorno alla ruta provincial e in cui si trova, lungo una strada sterrata, il Barrio Originario, dove abitano diverse famiglie qom. Si tratta di una cinquantina di case bianche e gialle, in muratura costruite recentemente grazie a un piano di viviendas in accordo con la provincia, che prevede la costruzione di case con servizi minimi, come elettricità e pozzi d’acqua, in sostituzione alle case tradizionali in legno e fango, in cui abitano ancora molti indigeni della regione. All’entrata del barrio si legge “Movimento Qompi Voque Naqockta” e alcuni cartelli avvertono che le terre non sono in vendita. Ogni casa ha dipinta sulla facciata la bandiera wipala, simbolo delle lotte indigene in tutto il continente.
“Abbiamo ottenuto queste case grazie alla lotta” ci racconta Marcos López, il Carashe della comunità, traducibile con “leader” o, meglio, “guida” e “consigliere”. Da circa cinque anni infatti, Marcos López è il referente dell’organizzazione Qompi Voque Naqockta di Miraflores, che attraverso proteste e ripetute rivendicazioni ha ottenuto alcuni risultati positivi, come la pianificazione del barrio, che comprende l’elettricità e l’acqua potabile, che ricevono da camion cisterne e che conservano nei pozzi, uno per famiglia. Avere una casa degna è uno dei primi obiettivi delle lotte che accomunano molte comunità vicine, per garantire il diritto alla terra e a una vita migliore. Le case in muratura inoltre sono fondamentali per combattere il mal de chagas, una malattia endemica trasmessa da una cimice che si riproduce in modo ottimale proprio nelle case di fango. Su questo delicato argomento, la salute e la malattia nelle comunità qom, Chiara sta svolgendo la sua ricerca, abbinandola alla produzione audiovisuale come modalità dialogica di riflessione ed empowerment delle comunità.

Impenetrable. Barrio originario, Miraflores
Le pratiche di resistenza quotidiane delle comunità qom non si limitano all’ambito della sfera domestica, ma da qui partono. Consapevoli della necessità di portare avanti strategie di lotta comuni verso una reale autonomia come popolo qom, diverse comunità del Chaco si sono unite in un’unica organizzazione trasversale, il Consejo de Carashe, ovvero un’alleanza strategica per la rivendicazione dei diritti su più fronti, attraverso l’auto organizzazione politica. Ciò significa che non dipendono da partiti politici né organizzazioni esterne alle comunità: “siamo stanchi delle loro false promesse”. Cortes de ruta (picchetti stradali), denunce per cattiva gestione e maltrattamenti da parte di istituzioni locali, interviste con funzionari pubblici, incontri tra le comunità e diffusione via radio e di bocca in bocca delle vittorie: è un’esperienza di autonomia che parla la lingua qom, in pieno Impenetrable. Donne e uomini si riuniscono in assemblee ogni volta che c’è da discutere un problema o una strategia di lotta. Marcos López è il Carashe che dà consigli e diffonde la lotta tra le comunità, ma in nessun modo lui le rappresenta, ognuna ha i propri referenti e le proprie forze per portare avanti le rivendicazioni, specifiche e comuni. Per questo anche si chiama Consejo de Carashe: è un consiglio, non una imposizione; è come il sostegno che aiuta a una pianta a crescere forte e verso l’alto, così ci spiegano.
Pablo de Nardi è un’altra persona chiave in questa lotta. Argentino di Buenos Aires, abita da diverso tempo nei pressi del Barrio Originario di Miraflores, in piena campagna o monte, come dicono i nativi, non lontano da Marcos López. È lenguaraz del Consejo Carashe, ovvero colui che conosce entrambe le lingue, castigliano e qom, potendo intermediare nelle relazioni tra le istituzioni e il movimento, tra chi viene da fuori e la comunità, consigliere bilingue e unica persona non qom che vive nella comunità. Ha inoltre un piccolo incarico come maestro comunitario, affrontando ogni giorno la fatica di vivere senza altro che la speranza disegnata sui volti dei bambini. Così dice di sé stesso: “faccio di tutto in mancanza di tutto”.

Casilda y Santa, mujeres cesteras.Pozo del Toro
Tra le strategie di autonomia economica che il Consejo porta avanti, un posto di grande importanza occupano le cooperative. Sono cooperative di lavoro artigianale, come la falegnameria (che produce ad esempio i cartelli e le insegne che vengono venduti a Miraflores e in altre località) o la lavorazione della foglia di palma per la produzione di piccoli oggetti di uso quotidiano. Queste ultime sono composte esclusivamente da donne, che tradizionalmente lavorano le foglie di palma e confezionano cesti di varie dimensioni e usi. Francesca sta approfondendo la conoscenza con le mujeres cesteras in diverse comunità del Consejo: Miraflores, Pampa Argentina, Pozo del Toro. A Miraflores è nata la prima cooperativa, Onoleq Lagaraiq, che significa “una sola palma”. Casilda Mendoza è la presidentessa, madre di cinque figli e nostra ospite durante la permanenza nel Barrio Originario di Miraflores. Casilda visita spesso altre comunità vicine per raccontare la loro esperienza come cooperativa e la necessità e utilità di organizzarsi per poter vendere i cesti in modo degno e consapevole. La prassi in effetti, tristemente diffusa, è quella di scambiare i cesti per un kilo di patate o per sei arance, uno scambio non equo che determina il fruttivendolo quando passa per le comunità con il camion di frutta e verdura. Per non parlare dei camion che arrivano dalle città e che in cambio di pochi beni di prima necessità, come vestiti, farina e zucchero, portano via una gran quantità di cesti, che poi acquisiscono un valore di mercato decisamente superiore e interamente a beneficio del venditore criollo, ovvero non qom.

Tejiendo lazos. Mujeres cesteras qom. Miraflores. Chaco
Pampa Argentina, Pozo del Toro, el Espinillo e Algarrobal sono le comunità del Consejo Carashe che abbiamo conosciuto, oltre a Qomi Voque Naqockta di Miraflores, assistendo a riunioni del Consejo e delle cooperative di mujeres cesteras che piano piano si stanno organizzando. Chiara è rimasta per più di un mese al Algarrobal, assieme all’organizzazione Aboiq, mentre Francesca si muove tra Miraflores, Pampa Argentina e Pozo del Toro. Entrambe si muovono nella consapevolezza di fare della conoscenza antropologica un luogo di creazione, condivisione e un motivo di impegno sociale. Crediamo infatti che qualora la vocazione teorica dell’antropologia entri in interazione in contesti di complesso fermento politico e sociale, possa arricchirsi di una dimensione più pragmatica e possa ridefinire il suo sapere dialogando con le esigenze delle comunità incontrate, in rispetto e in ascolto. Il cammino è lungo, questo è solo un primo piccolo passo.
Milena, Buenos Aires. 31 agosto 2014.
Dalla dichiarazione del Movimiento Qompi Voque Naqockta, trascritta dal lenguaraz Pablo de Nardi. Miraflores, Chaco. Febbraio 2014 QUIENES SOMOS No somos lo que quisiéramos ser, somos lo que podemos, lo que con lucha y resistencia forjamos. Recién empezamos nuestro camino de imaginar algo más, que techo y comida. Recién ahora una página virtual da cuenta de nuestro real existo, y muestra nuestros rostros, dando a conocer parte de nuestra historia.Por años portadores de una nada absoluta, por siglos esclavos, cosecheros, destronqueros, presos de enfermedades como el Chagas, la tuberculosis, la indiferencia y el olvido. Nuestra lucha fue por años subsistir, nuestra resistencia empieza recién ahora a dar sus primeros pasos hacia la creación de algo que no sabemos que es, por eso nuestro empeño en comenzar a imaginarnos. Somos el producto de un sistema que nos excluye y margina, dándonos alcohol para anularlos la memoria, y bolsines para contentar a nuestras panzas. Hoy nuestros jóvenes sufren la desesperanza de no saber que hacer, y nuestros mayores la desilusión de no saber que decir. Ya no somos los que fuimos, pero tampoco pensamos ser, lo que de arriba pretenden de nosotros. Producto de esos globos que se revientan, síntoma de lo que no encaja y parece no tener lugar, de ahí nosotros, por ese sendero estamos. Y entre tanto, entre lo que dejamos de ser, lo que vamos siendo y lo que nos negamos a ser, imaginamos un posible mundo donde quepan muchos otros. NUESTRA HISTORIA Somos el Consejo de Carashe, podemos decir que tenemos un año, un año y medio o dos de vida, como consejo, pero nuestra lucha es de muchos antes. Mejor andar juntos, que separados, mejor entrelazarnos nuestras raíces, para que cuando viento (la’at) fuerte llegue, nos mantengamos fuerte. Mejor que hablar es dar un consejo, dicen los l´togoyeck. Dar consejo es decir sin imponer, es tratar de hacer llegar alivio y compresión con la palabra. El consejo nunca se impone, se arroja a sabiendas de que puede ser tomado a descartado, depende del otro. Formamos este consejo de carashe, creyendo que existe la posibilidad de que quien hasta hoy no ha oído, acepte escuchar el consejo de quienes antes de que haya palabra, lenguas y oídos del color blanco papel, sostenían para su existencia consejos, sin papeles, y con colores tierra. |
Per maggiori informazioni, visita la pagina dei progetti in corso http://www.antropocosmos.org/?page_id=1553