“I poteri forti cercano di convincerci che l’odio e l’intolleranza sono l’unica via, invece non è così!” secondo l’affermato scrittore Nicolai Lilin un’alternativa a questi atteggiamenti passa attraverso la conoscenza e le relazioni umane.
Dopo i funerali privati delle vittime dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, a poco più di una settimana dalla tragedia che ha scosso in primis la Francia e che ha impegnato per giorni tutti i mezzi di comunicazione torniamo a riflettere su questo tema partendo dall’intervista a Nicolai Lilin.
A questo proposito Nicolai Lilin, scrittore russo naturalizzato italiano e autore del best seller Educazione Siberiana, avverte il rischio che si diffonda l’Islamofobia, un atteggiamento che descrive come un crimine contro l’umanità perché “le fobie distruggono, invece l’uomo dovrebbe lottare contro la paura, non costruirla!”. Per suo ultimo romanzo uscito nel maggio del 2014, Il serpente di Dio, sceglie un’ambientazione, tra le montagne del Caucaso, che conosce bene dato che le sue peregrinazioni lo hanno portato a trascorrere una parentesi della sua vita proprio in questa zona e con i suoi abitanti. Proprio da questi ultimi scopre il modello di convivenza pacifica tra cristiani e musulmani che funge da cornice alla sua storia.
Il tuo ultimo libro è ambientato in un villaggio di montagna, in Caucaso, in cui cristiani e musulmani vivono in pace grazie a un patto che si perpetua di generazione in generazione…
Si, è così. Sono zone in cui la vita ha altri ritmi rispetto alla società moderna come noi la intendiamo, la gente è ancora molto legata alla natura e porta avanti gli antichi valori che gli sono stati tramandati e questo patto ne è un esempio. La comunità cristiana consegna un oggetto, affinché venga custodito, alla comunità musulmana e viceversa. È uno scambio di oggetti tra comunità, un sigillo che celebra il patto di lealtà che al giorno d’oggi è ancora ritenuto estremamente importante.
Che genere di oggetti vengono scambiati?
Normalmente sono oggetti sacri come una copia del Corano o un’icona cristiana, ma possono anche essere oggetti come antiche sciabole o vestiti matrimoniali tradizionali. A questo proposito è interessante notare che spesso in occasione di un matrimonio la sposa si veste con il vestito tradizionale donato dall’altra comunità religiosa, proprio per dare un segnale forte di unione tra le comunità che si ritrovano a festeggiare insieme questo tipo di eventi.
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di Elena Bagalà