‘Lulet e kurbetit’: la migrazione come rituale di passaggio alla vita adulta in un’Albania in mutamento

‘Lulet e kurbetit’: la migrazione come rituale di passaggio alla vita adulta in un’Albania in mutamento

Stefania Morreale *

stefaniamorreale@hotmail.it

Laurea di II Livello in Antropologia culturale ed Etnologia, Università degli studi di Torino. 2015.

Abstract

Il presente lavoro intende analizzare l’attuale circuito migratorio albanese e, nella fattispecie, il flusso che lega l’Albania alla città di Torino. La tesi si sviluppa come un’etnografia multisituata, indispensabile ai fini di una onesta prospettiva del fenomeno, che vede una prima parte di ricerca condotta a Torino tra migranti albanesi e una seconda parte condotta in Albania, in particolare nelle città di Durazzo e di Tirana. La domanda alla base della ricerca ruota attorno alla figura del migrante, promotore e agente di cambiamento; ci si chiede quale sia il peso dell’esperienza migratoria e quanto il ritorno in patria di tanti migranti abbia influenzato il fervente clima di cambiamento presente oggi in Albania.

Tirana, foto di Stefania Morreale

Si è deciso di procedere nella ricerca tentando di immaginare il percorso migratorio come un possibile rituale di passaggio alla vita adulta. Sfruttando alcune caratteristiche peculiari della situazione albanese, si è provato a costruire una griglia metaforica che vede nella decisione di migrare la fase pre-liminale, nel periodo di soggiorno all’interno del paese ospitante la fase liminale e nell’eventuale ritorno in patria la fase post-liminale. Seguendo questo schema è stato possibile intraprendere un determinato percorso di ricerca che ha permesso di analizzare il fenomeno da un punto di vista diverso. Il processo migratorio così analizzato si sgancia da dinamiche prettamente economiche e politiche per diventare invece lo strumento attraverso il quale i giovani albanesi si riappropriano del loro diritto a diventare adulti, a volte impossibile da esercitare in patria a causa della precaria e disomogenea società civile albanese. Una volta analizzato il circuito migratorio in sé si è provato a rispondere alla domanda iniziale, che aveva dato vita alla ricerca stessa. Grazie alle interviste discorsive e all’osservazione partecipante, è emersa una grande quantità di materiale, riportata all’interno del presente lavoro, che ci indirizza verso un peculiare aspetto ‘antropo-poietico’. Il migrante tornato in patria infatti si fa promotore di un processo di rinnovamento e cambiamento per l’Albania, accettando inconsapevolmente di adempiere al ruolo di demiurgo che gli viene attribuito e, sebbene il suo status di migrante si manifesti in atteggiamenti di imitazione di certi aspetti della cultura italiana, questa ‘mimesi’ non scade mai in mera soggettivazione passiva.

* Stefania Morreale è nata a Palermo, si è trasferita a Torino per studiare prima Comunicazione Interculturale e poi Antropologia culturale ed Etnologia (UNITO). In triennale ha scritto una tesi di antropologia medica, lavorando con un gruppo di pazienti epilettici e con la loro associazione. Per la specialistica ha preferito cambiare ambito, ‘scoprendo’ una forte propensione per l’antropologia classica (e in particolare per la scuola di Manchester) e per gli studi e le riflessioni di Remotti! 

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